venerdì 2 novembre 2012

La politica del controllo della fertilità CONTRACCETTIVI E STERILIZZAZIONE Manuela Merli e Linda Lombardo

Da "Differenze 6/7" sul 1° Convegno internazionale sulla salute della donna
organizzato dal Gruppo Femminista per la salute della donna (GFSD)
giugno 1977 - Roma


Ci siamo riunite in una stanza del primo piano, vicino alla stanza dove si discuteva del parto. All'inizio non eravamo in molte, ma poi siamo aumentate, e tra i nomi che abbiamo raccolto ci sono almeno 40 donne di varie parti d'Italia e diversi paesi stranieri (Spagna, Australia, Germania, Svizzera, Grecia...). Riassumere quello di cui abbiamo parlato è difficile per due motivi: uno più generale, cioè il fatto che cercare di riportare con parole semplici la discussione di una giornata significa, per forza di cose, schematizzare e ridurre una cosa viva, il diverso modo di esprimersi delle persone, i loro sentimenti; l'altro motivo più specifico è legato soprattutto al tipo di problema che abbiamo affrontato, l'importanza che ha per le donne il problema della contraccezione, il tentativo che facciamo oggi come femministe di porci questo problema in modo più complessivo e più critico, il crollo dell'identificazione "pillola=emancipazione", la ricerca di una sessualità diversa, sono una serie di problemi enormi che hanno implicato un discorso su come ognuna di noi si pone rispetto alla contraccezione, su come non essere semplicemente sottomesse agli interessi di una generale politica demografica decisa al di fuori  di noi, su come combattere parallelamente la sperimentazione sulle donne da parte delle case farmaceutiche e le loro speculazioni economiche, su come affrontare il rapporto sessuale con un uomo, se decidiamo di farlo.


Certo non abbiamo pensato di poter proporre una soluzione conclusiva e perfetta o più femminista sul problema della contraccezione, come ha detto una compagna durante la discussione "non esiste un anticoncezionale perfetto, sessualmente libero, sicuro al 100%". Il nostro è stato piuttosto uno scambio di esperienze e, talvolta, di dubbi a cui non potevamo dare una risposta risolutiva. Ci siamo anche sforzate di affrontare alcuni problemi di tipo più tecnico riguardo ai contraccettivi: come quello relativo alle prostaglandine portato da una compagna australiana; alcuni dati sulla 'potenza' della pillola; alcuni dati sulla spirale. Ma pensiamo che in questo campo la nostra capacità di controllo e di critica sarà sempre limitata finché non ci porremo nella prospettiva di affrontare come donne il problema della ricerca scientifica. Un altro aspetto che abbiamo affrontato per la presenza nel gruppo di molte compagne che lavorano nel campo della salute in strutture pubbliche, è stato quello del rapporto con le donne che chiedono un contraccettivo. (...)
(Rispetto al tema dell'uso delle prostaglandine) Abbiamo sentito tutte con preoccupazione la sensazione di non controllo verso studi considerati oggettivi e scientifici. (...) La mattinata di discussione sull'argomento prostaglandine si è conclusa su 3 punti:
1) richiesta di una maggiore ricerca sulle prostaglandine come anticoncezionali maschili;
2) richiesta di una maggiore ricerca sulle prostaglandine come regolatore mestruale;
3) richiesta di interrompere la sperimentazione sulle donne con tutti i tipi di contraccettivi come la pillola e la IUD (Intra Uterine Device=spirale).

Il discorso sulla pillola è stato affrontato dando per scontati alcuni dati di elaborazione e di controinformazione, come quelli sugli effetti collaterali della pillola, sulla sperimentazione compiuta sulle donne, sul rifiuto di assumere quotidianamente una dose di ormoni che altera il nostro normale equilibrio. Alcune compagne del Consultorio autogestito di via dei Sabelli, nel quartiere di S.Lorenzo a Roma, hanno comunque ritenuto importante riportare alcune informazioni riguardo al dosaggio ormonale dei contraccettivi orali. (...) Per altre informazioni su questo argomento rimandiamo a un documento ciclostilato dello stesso Consultorio.

Sulla spirale c'è stato uno scambio di informazioni soprattutto tra le compagne che lavorano in consultori e, quindi, si trovano di fronte alla richiesta di altre donne di mettere la spirale. Una ragazza che lavora in un consultorio Aied di Bari ha parlato delle complicazioni che spesso intervengono mettendo la spirale a donne nullipare (che non hanno partorito) e/o molto giovani, complicazioni come infezioni, gravidanze extrauterine, ecc. Al consultorio mettono spirali in plastica e rame. In realtà, lo stesso meccanismo di azione della spirale non è ancora ben conosciuto. Sembra che la spirale di plastica intervenga soprattutto come corpo estraneo che impedisce l'impianto dell'uovo nell'utero; quella al rame interverrebbe anche attraverso la liberazione di questo metallo, e avrebbe un maggiore potere anticoncezionale. Si è discusso sui possibili effetti collaterali di una liberazione continua di piccole quantità di rame nel corpo umano, ma i dati a disposizione sono ancora insufficienti. E' stato denunciato l'uso di un tipo di spirale che è stata proibita negli Stati Uniti, chiamata Dalkon Shield. La prima versione di questa spirale provocava facilmente delle perforazioni, e il fatto che la cordicella fosse ricoperta in maniera discontinua di materiale plastico favoriva l'impianto di germi e il loro passaggio nell'utero, dove provocavano infezioni. E' stata anche denunciata da alcune compagne la sperimentazione della spirale fatta sulle donne. Sembra, in particolare, che in alcune zone del Sud America la spirale venga messa alle donne e poi lasciata nell'utero per 5 o 6 anni, o anche più se non intervengono infezioni e complicazioni gravi.

Però la contraccezione resta solo un momento difensivo se non riusciamo a esprimere la nostra voglia di trasformare la sessualità. Ci siamo accorte, anche parlando tra di noi, che spesso siamo portate a vivere in modo divaricato il discorso sulla contraccezione e quello sulla sessualità. Questo discorso è venuto anche dalle esperienze delle compagne che lavorano in strutture aperte ad altre donne. Spesso il primo contatto della donna con il consultorio è motivato proprio dalla richiesta dell'anticoncezionale, ma questo viene affrontato come un problema tecnico che coinvolge il meno possibile. E' importante parlare di questo tipo di meccanismo perché da questo molte volte è nata la nostra scelta iniziale della pillola come qualcosa il più possibile separato da noi, basta scegliere un momento della giornata per prenderla e, apparentemente, tutto è così comodo e sicuro! Una compagna ginecologa spagnola ha parlato di come lei cerchi di iniziare il rapporto con le altre donne parlando del desiderio sessuale, dell'orgasmo, o del dolore che si può provare durante il coito, problemi che coinvolgono tutte le donne e attraverso i quali può partire un discorso sul tipo di rapporto sessuale prima che sull'anticoncezionale in quanto tale. (...) Anche le compagne tedesche hanno parlato del loro rapporto con le donne che vengono al consultorio. Di solito il discorso sulla sessualità è quello che viene affrontato per primo. Riguardo poi al metodo contraccettivo, consigliano, se possibile, l'uso del diaframma, ritenuto, al momento attuale, l'anticoncezionale che presenta la maggiore percentuale di sicurezza e la minore nocività per la salute, ed anche quello che stimola un maggior coinvolgimento anche nel maschio sul problema della contraccezione. Le compagne, inoltre, cercano di formare dei gruppi di donne che si riuniscono stabilmente nel consultorio per discutere di temi specifici come il ciclo mestruale, la sessualità, ecc.

Il GFSD, come altri gruppi di self-help, sperimenta al suo interno con buoni risultati, l'osservazione del ciclo mestruale come metodo anticoncezionale, astenendosi da rapporti di penetrazione, o usando il diaframma o il preservativo, solo una settimana durante l'intero ciclo mensile, la settimana in cui avviene l'ovulazione. L'osservazione del ciclo mestruale al fine di rilevare i segni dell'ovulazione comprende:
- l'osservazione dei cambiamenti della forma dell'os (apertura della cervice, o collo dell'utero) con l'autovisita, praticata con l'utilizzo di uno speculum di plastica personale, di uno specchietto e di una torcia a pile;
- il rilevamento del muco cervicale tipico dell'ovulazione;
- in aggiunta, si può rilevare anche la temperatura basale;
- in tal modo si definisce su un calendario l'andamento della propria ciclicità mestruale.*

Parliamo di una sessualità diversa. A questo punto abbiamo cercato di portare le nostre esperienze su come avevamo vissuto sessualità e contraccezione. Trovare una sessualità nostra è risultato qualcosa di molto lungo e difficile da scegliere e da gestire. Molte di noi usavano il diaframma e, quindi, il discorso ha toccato anche questo argomento. Molte compagne sono intervenute per parlare dell'identificazione che il modello culturale maschile fa tra rapporto sessuale e penetrazione. La sessualità maschile è molto legata alla penetrazione e, spesso, l'uomo trasmette questo condizionamento anche alla donna. Una compagna ha raccontato come, per lungo tempo, il suo piacere si era misurato solo in funzione del piacere dell'uomo. Un'altra ha riferito come, in seguito a un'infezione vaginale che le impediva di avere rapporti di penetrazione, era riuscita ad avere dei rapporti molto belli che coinvolgevano tutto il corpo. Non abbiamo voluto fare una distribuzione troppo rigida tra donne che vogliono la penetrazione e donne che non la vogliono. Per alcune, per esempio, la penetrazione poteva provocare un certo piacere anche se non l'orgasmo. Alcune, tuttavia, hanno detto che il rifiuto di un rapporto penetrativo potrebbe, forse, essere una prima base per modificare i rapporti eterosessuali. Come esperienza di gruppo, alcune compagne hanno raccontato come, rispetto all'uso dell'anticoncezionale e al rapporto con la sessualità, parlando tra donne, hanno ritrovato scelte molto simili:
- una prima fase, era stata quasi sempre quella dell'accettazione dell'anticoncezionale come momento emancipatorio;
- una seconda fase, quella della coscienza della nocività di certi anticoncezionali (a base di ormoni, spirale) e del rifiuto di dover affrontare da sole tutto il peso della contraccezione;
- una terza ed ultima fase, quella dell'uso ponderato di un metodo anticoncezionale, il meno nocivo possibile, come elemento trasformativo per la ricerca di una nuova sessualità.
Molte compagne hanno parlato della necessità di raggiungere una sicurezza nostra sul tipo di sensibilità e di comunicazione che desideriamo nel rapporto sessuale, per imporla poi all'uomo, se necessario. (...) Una compagna ha parlato di come era arrivata alla scelta del diaframma attraverso il self-help, in quanto con questa pratica aveva potuto sviluppare una maggiore coscienza del proprio corpo e dei propri genitali. Alcune compagne hanno voluto esprimersi sul fatto che il diaframma, proprio per il tipo di coinvolgimento che comporta con il partner, ha bisogno di un buon rapporto affettivo, mentre può provocare difficoltà nei rapporti occasionali, o non affettivi. Ci sarebbe piaciuto approfondire la discussione su questo argomento, ma abbiamo dovuto interrompere per limiti di tempo.**

* Il paragrafo sull'osservazione del ciclo mestruale come metodo anticoncezionale è un'aggiunta ritenuta opportuna al fine di offrire un quadro di riferimento complessivo per le discussioni da svolgersi nella giornata del 17 novembre prossimo.
** Si nota che il tema della sterilizzazione non ha trovato spazio.
          

    
     

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