Perché la pratica era spesso una pratica sotterranea, nascosta, in cui davamo tutte noi stesse con un entusiasmo che non vi sto a dire. Anzi, su questo mi voglio limitare, perché sono convinta che le donne come me, per esempio, se cominciano a toccare questi tasti, poi, si sbrodolano addosso. Per le testimoni come me ci sono solo due possibilità: possiamo aiutare a rileggere i documenti, a ricostruire la storia; possiamo fare "agiografia" con tutte le gratificazioni e le delusioni connesse.
Allora, per evitare quest'ultima
cosa, mi sono organizzata scrivendo alcune cose che, a mio avviso, bisognerebbe
andare a rileggere, in quell'ambiente così stimolante che è Archivia.
Lasciatemi dire a, proposito di
Archivia, che siamo delle privilegiate. Rileggere però senza l’illusione di poter ricreare,
rivivere qualcosa che è nato da un contesto diverso dal nostro ma che lo ha
motivato profondamente. Infatti,
se qualcuno negli anni Settanta ci diceva che stavamo facendo cose assurde, noi
eravamo convinte che avevamo ragione, che quelle cose le dovevamo fare.
Tornando all'oggi, mi chiedo: perché tanto silenzio? E non è perché non esistiamo
più, o perché non ci siano più giovani di buona volontà, ma perché sono persi/e
nel cercare quelle motivazioni che noi abbiamo trovato perché costrette.
Penso, per esempio, alla
situazione della mia di famiglia, certo, generosa, affettuosa, ma molto
repressiva; alla vita in una piccola città, come quella da cui venivo io, dove
il controllo sociale era categorico. Per esempio, se si usciva al buio con un
ragazzo, il giorno dopo, a scuola, si poteva finire in presidenza. Venivamo da queste situazioni e, allora, era
necessario prendere certe iniziative e l'abbiamo fatto.
Vengo, ora, ai miei appunti. Ho
riletto alcuni documenti presentati nel nostro blog e ne ho tratto uno
stralcio, alcune righe che, secondo me, contengono le cose che se, oggi, in un
contesto completamente diverso, fossero ripresentate, troverebbero senz'altro
molte giovani donne disposte a coglierle. Vi leggo queste poche righe. Inizio
dal testo di Pina Caporaso, "Il self-help visto da me", in cui viene
citato qualcosa che per noi era molto importante. Pina dice: "In questo
approccio al corpo l'aspetto più dirompente è probabilmente il percepirlo come
unità tra psiche e soma, imprescindibile dal fattore umano ed emotivo che lo
governa, tanto estraneo ad una scienza
e ad una medicina presuntuosamente onnipotenti e dichiaratamente
infallibili." Questo motivo è ancora tutto quanto da sottoscrivere. Certo,
quella di oggi non è la medicina di allora. Se ripenso ai metodi che usavamo
allora, come il diaframma, che ci era tanto caro so che, oggi, non si trova più
e non difende da problemi come l’ ADS. Però, qualcosa che abbia quel valore
dirompente che allora ebbe la conoscenza del nostro corpo, credo si possa
trovare. Continuo a leggere da Pina: "Con le sue pratiche il self-help cerca
di sottrarre ai medici e agli ospedali la gestione della salute e della
fisiologia femminile." Per inciso, rispetto all'oggi, accenno al mio
impegno sul tema delle biotecnologie nel tavolo sulla bioetica e la legge 40,
questo è un altro argomento su cui lavorare e che è ancora troppo sullo sfondo.
Quindi, i temi della salute e della fisiologia femminile, così come sono stati
trattati dai gruppi di self-help, è qualcosa su cui si dovrebbe lavorare, anche
perché c'è tanto interesse male indirizzato, oggi, riguardo alla salute,
all'ambiente.
Ora, leggo da un testo del GFSD
(Gruppo Femminista per la Salute della Donna) una piccola frase di Patrizia
Regazzoni, che per me è stata fulminante per come mi ha riportato indietro:
"Quel giorno (il giorno in cui ho fatto per la prima volta il self-help,
l'autovisita) per me, che non avevo neanche mai visto il seno di mia madre, fu
indimenticabile. Poi, fu bello studiare insieme, confrontarci." Quel seno
di sua madre "mai visto" è qualcosa che appartiene alla storia di molte
donne della mia generazione come l'estraneazione dal proprio corpo. Io, per
esempio, ho partorito due volte senza conoscere per niente il mio corpo finché
non ho incontrato Simonetta Tosi. Certo, questa situazione dirompente, oggi,
non esiste più ma esisterà qualche altra cosa che crei il momento innovativo e
indimenticabile di Patrizia, intendo la meraviglia di trovarsi davanti ad un
corpo femminile svelato, per la prima volta .Non possiamo ritrovarci in
quella stessa situazione, oggi il nostro corpo è esposto, bistrattato,
sezionato………
Poi, fondamentale è, a mio
avviso, il libro di Luciana Percovich, "La coscienza nel corpo". Da
questo libro traggo due punti fondamentali. "Sembra - dice Luciana
nell'Introduzione - che tutti abbiano dimenticato che la spinta verso
l'esplosione d'interesse per la salute delle donne e per un approccio diverso
al concetto di 'cura' è nata circa trenta anni fa da una sollecitazione
politica e non commerciale o semplicemente medica. (...) Non si è trattato,
però, di un progetto politico studiato a tavolino né monolitico nelle sue
manifestazioni, ma di un sistema di pratiche per modificare le radici stesse
della sopravvivenza partendo dai nostri corpi." La molla, quella che
dovrebbe scattare ancora oggi, a mio avviso, anche in una situazione diversa, è
proprio il desiderio di modificare le radici della nostra sopravvivenza
partendo dai nostri corpi. Questa, a mio avviso, è una cosa fondamentale, una
cosa che nessuno, oggi, potrebbe negarci che sia importante. Chi è di noi che
non capisce che dovevamo modificare gli aspetti dell'esperienza divenuti
insopportabili? E oggi tutte noi se ci guardiamo e ci chiediamo come stiamo, ci
rispondiamo: "Che me lo chiedi a fare? C'è una situazione
insopportabile." Ce lo diciamo quotidianamente. Abbiamo vissuto gli
"anni di piombo", ma questi non sono meno pesanti, anzi! Quindi,
possiamo affermare che le motivazioni ci sarebbero per ritrovarci insieme.
Per concludere: Pina sottolinea
nel self-help l'approccio al corpo come unità psiche-soma; Luciana la spinta
alla modifica delle radici della sopravvivenza; e Patrizia parla di una specie
di rivoluzione incruenta, uno "svelamento" del corpo della donna di
fronte ad un'altra donna.
Il
contesto è il desiderio di capire esaminando l'attualità con la messa in
discussione di tutta la situazione socio-politica ed etica. Ci vuole di nuovo
una pratica tra donne sollecitate dal desiderio di modificare questa
situazione. Anche se oggi i nostri corpi sono scoperti e non ci svelano quasi
più niente. Io sento piuttosto il desiderio di coprire, sento il bisogno
d'intimità. Dove sono le situazioni insostenibili per la nostra sopravvivenza,
dove i motivi per una pratica altrettanto efficace? Quali sono i nostri
desideri? Speravo di parlare di queste cose per ultima, perché cerco delle
risposte dall'incontro di oggi, soprattutto dalle ragazze coraggiose che sono
qui.
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